Quella sera Chicco e Ale volevano rimanere a casa. Avevano già indossato il pigiama…
poi un amico li chiamò e li convinse a uscire. Per l’ultima volta”. A 17 anni di distanza da quella tragica serata in cui perse la figlia e il suo fidanzato, Chicco Midali si emoziona ancora nel ricordare quei drammatici momenti. La sera del 12 febbraio 1997, mentre stavano rincasando dopo una serata passata al casinò di Campione d’Italia, il 22enne attaccante dell’Atalanta Federico Pisani e la fidanzata 19enne Alessandra Midali persero la vita dopo uno schianto sull’autostrada Milano-Laghi.
Un tragico destino per la coppia che sognava il matrimonio: “Erano fidanzati da un anno e mezzo ed erano felicissimi insieme -racconta a Bergamonews il padre di Alessandra-. Non era un rapporto qualsiasi, come ne hanno tanti giocatori, ma una relazione profonda e duratura. Ormai Chicco era uno di famiglia, in pratica viveva in casa nostra. Ricordo che aveva avuto un brutto infortunio qualche tempo prima, che lo costrinse a stare fermo sei mesi: li passò tutti qui da noi”.
Anche la sera dell’incidente Federico e Alessandra avevano programmato una tranquilla serata in famiglia: “Avevamo cenato insieme, come al solito. Loro avevano già indossato il pigiama ed erano sul divano con noi a guardare la televisione. Poi alcuni amici iniziarono a chiamarli al telefono per convincerli a uscire. In particolare Dario, quello che era in auto con loro al momento dell’incidente e che si salvò, per una festa al casinò per l’ultima serata di Carnevale. Alla fine, purtroppo, decisero di andarci”.
Quella fu l’ultima volta che il signor Midali vide il sorriso di sua figlia e di Chicco: “Qualche ora dopo, verso le due e mezza di notte, si presentarono a casa nostra i carabinieri e appena aperta la porta capii tutto. Andai in ospedale a Milano e mi mostrarono subito il cadavere di mia figlia. La mattina dopo potei vedere anche quello di Chicco. Vi lascio immaginare come mi sentii quel giorno”.
Momenti drammatici, che sfociarono poi in lunghi mesi di dolore: “Per me e mia moglie fu una doppia tragedia. Oltre alla perdita della nostra cara Ale, ci fu quella di Chicco che era come un figlio per noi. Un ragazzo serio e che stimavo molto. Anche perché io sono un grande tifoso atalantino, abbonato dal 1958. Ricordo che spesso gli chiedevo pareri su Vieri o gli altri giocatori della Dea, ma lui non si sbilanciava mai. Era molto riservato. Il lunedì, quando era di riposo, andava con Ale a trovare sua nonna a Poggio, in provincia di Lucca, dove lui era nato. Un lungo viaggio insieme, come il destino li ha voluti per sempre”.